domenica 5 ottobre 2014

Opera bosco

Calcata_ Luglio 2014

Erano anni che avevo sentito raccontare dell'incanto di Calcata





dei tufi di questo borgo in provincia di Viterbo che viene fuori dalla roccia e domina la valle del Treja




dei gatti, i veri abitanti del paese, che circolano liberi e beati per il piccolo paese




della Sala da tè dei 101, dove Gemma,così mi pare si chiami, una dolce Signora belga sulla sessantina, ci ha accolti e fatti accomodare su di un terrazzino con la luna in fronte, il gatto che controllava indifferente cosa succedeva nel suo mondo e il suono del Treja sotto...


di un gruppo di artisti che negli anni 80 vi si sono stabiliti, facendone un luogo di fermenti culturali, primi tra questi

Anne Demijttenaere

e Costantino Morosin


di Opera Bosco

"un intervento - 
con le parole di Philippe Daverio (estratto dall’ introduzione al catalogo “Artemisia 2006”) -  nel cuore della natura con l’attenzione di non disturbarla, la natura, perché tutto avviene senza smottare la terra e gli alberi e tutto si realizza col materiale della natura, sicché tutto è destinato a celebrarsi in attesa del suo naturale decadere. Anne Demijttenaere ha inventato la metodologia del percorso, anzi è stata la prima ad operare sul luogo. Ma poi ha chiamato a sé una serie d’altri artisti che guida con piglio militante. La battaglia è dolce e sottile ma non per questo meno impegnativa. Ci si incontra, ci si confronta. I lavori sono curiosi e attraenti ed entrano in colloquio con quelli già presenti da anni, quelli che hanno già imparato a vivere nel bosco e lì stanno invecchiando. Perché l’arte se vuol essere viva si trova a vivere,  ad essere biologica fin in fondo, invecchiamento e morte compresi. Ed è proprio la sensazione di imminente scomparsa che da al tutto il denso sapore di poesia, quello d’una poesia che lascia anche al bosco il diritto di pensare, di essere libero e, forse, di potersi salvare"
"Stanza Naturale", 1996 - metri 12x13" 
Figura femminile cm 250 su un masso di tufo  cm.350x230x180h,
 tavolo cm 220x220x100h

 "PORTA" aprile 2006, luglio 1996 - vitalba cm.330x100x350h - cm. 180xh200


Salito dalla valle teso verso la cima del colle
“Puledro" 2010 cm 255x300h - ulivo e nocciolo


"Linfa vitale" 2010 cm 2000x100x60h - tufo


“Fonte Viva" febbraio 1996 
acqua,salice vivo, terra, argilla, tufo, piante ed animali acquatici, mt.50x40

“ES-senza" 2011 cm 1000x300x400h, ulivo 

“I miracula" potatura ulivo, quercie - metri 4x15 2008

"Amore"

Questi, solo alcuni dei "miracoli" che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino nel bosco do Opera Bosco, io e il mio elfo,


guidati dalle volpi di legno....











 

martedì 30 settembre 2014

Natale al Poggio si avvicina

Mi chiedo com sia possibile che  mi riduca sempre all'ultimo momento per preparare qualsiasi cosa, anche un evento bello e importante come Natale al Poggio????
Lo so da Maggio, eppure, eccomi qua, solo ora, a poco meno di due mesi dalla data, il 23 Novembre, a cominciare i lavori, le idee un pò confuse, ma molto contenta di far parte di questo gruppo di creative capaci di stupire ad ogni passo.
Immagino e spero che fissandole su carta, sia pure virtuale, le idee diventino un pò più definite, ed allora, a seguire una raccolta di immagini di oggetti che vado preparando per il grande evento della signora del Brocante...

A Borgo Bottaia,  Bagno a Ripoli, a pochi minuti da Firenze


 un evento che sarà un pò shabby




un pò brocante





un pò retrò



un pò dolce

un pò speziato


un pò fiabesco


semplicemente firmato DANI Verdesalvia







martedì 16 settembre 2014

Senatore Cappelli.... chi era costui?



I possibili danni provocati dal creso, il frumento di oggi.

Solo qualche anno fa, non distinguevo tra grano tenero e grano duro; farina 00, 0, 1; non sapevo che frumento e grano sono sinonimi; ora mangio solo pasta di grano duro Senatore Cappelli, e utilizzo farine integrali di grani antichi, le sole in vendita nello shop di Candeo.

Il grano duro Senatore Cappelli può essere considerato un cereale “antico” originale nella sua natura e struttura genetica in quanto non irradiato per mutagenesi con raggi x, y e gamma del cobalto radioattivo come le varietà moderne.
Questo grano duro è oggi utilizzato esclusivamente in agricoltura Biologica e Biodinamica proprio perchè essendo rimasto strutturalmente originale si presenta con un fusto alto 1,80 m.e un apparato radicale sviluppato che soffoca le malerbe  e non necessita di trattamenti chimici come pesticidi, diserbanti.
Come tutti i grani antichi è meno produttivo e scomodo in fase di raccolta per la sua altezza che mal si presta alla lavorazione intensiva dove invece è apprezzata la velocità, la quantità e l'alta resa, piuttosto che la qualità, e il livello nutrizionale.
Contiene percentuali più elevate, rispetto ai grani moderni, di proteine, aminoacidi, vitamine e minerali, con il vantaggio di essere molto digeribile in quanto povero di glutine.


Fu definito "razza eletta" intorno agli anni '30 da Nazzareno Strampelli uno dei più grandi genetisti agrari italiani, dato che risultava essere il più produttivo, ricco e saporito rispetto a tutti gli altri tipi di grani duri da lui selezionati.  Nel Reatino, dove lavorò a lungo Strampelli, era diffusa una pregiata varietà di grano, il Rieti, resistente al fungo della ruggine ma tendente all’allettamento (i grani antichi erano alti più o meno quanto un uomo e potevano cadere, marcendo con le piogge e complicando la raccolta). Inoltre, la mietitura tardiva esponeva i lavoranti al rischio di malaria nel periodo di maggior diffusione delle anofele, e non si poteva sfruttare il campo per altre colture. Strampelli osò ciò che allora nessuno ardiva: non solo selezionò sul campo le piante migliori, ma compì veri e propri incroci tra varietà diverse, anche estere. Ci vollero 30 anni di sperimentazioni per arrivare al «Senatore Cappelli», celebre cultivar dalla spiga scura e svettante, figlio di un grano tunisino, così detto in onore del Senatore Abruzzase Raffaele Cappelli, sostenitore delle sue ricerche e promotore di una riforma agraria che distingueva i grani duri dai grani teneri, agli inizi del '900.
Per anni dominò la scena, ma dopo varie sperimentazioni, nel 1974 il Senatore Cappelli, sottoposto in un laboratorio dell’Enea a irradiazioni con i raggi gamma del cobalto radioattivo e incrociato con una varietà messicana, diede infine la cultivar Creso, un frumento «nanizzato», con una netta riduzione dei costi della filiera, dovuta alla maggiore resistenza a determinati patogeni.
Sono state ridotte le dimensioni della pianta agendo sull’ormone della crescita, con gravi conseguenze: sembra infatti fondata l’ipotesi che alla modifica del cereale in questione sia correlato il cambiamento della sua proteina, e in particolare di una sua frazione chiamata gliadina, responsabile del malassorbimento degli alimenti e, conseguentemente, della comparsa di celiachia nell’individuo. È evidente la necessità di dimostrare scientificamente la differenza della composizione aminoacidica della gliadina del frumento nanizzato e in particolare della frazione III di Frazer rispetto al frumento originario, tanto più che in tempi di organismi geneticamente modificati potrebbe essere opportuno verificare se già dalle semplici ibridazioni delle sementi sia scaturito un aumento delle intolleranze».
Ma il Creso non è l’unico grano consumato in Italia; ci sono molti prodotti a base di grano tenero (torte, biscotti, pane) consumati quotidianamente, anche questi ottenuti con modificazioni e problematiche simili. Ecco allora che la riscoperta dei grani antichi potrebbero essere la soluzione.


Un recupero indispensabile
In un panorama alimentare dominato dai derivati del frumento, la questione della qualità non è di secondaria importanza. Spiega Pier Luigi Rossi, medico specialista in scienza dell’alimentazione: «La farina di grano duro, detta semola, ha un contenuto attorno al 70 per cento di carboidrati, per lo più amido e per almeno 12-13 per cento di proteine, con la relativa dose di glutine!».
E con la canadese manitoba si arriva addirittura al 16-17 per cento, con inevitabili ripercussioni sul nostro intestino che, come sottolinea l’esperto, non è cambiato di pari passo con il grano. Ecco a che cosa portano queste modificazioni tecnologiche: «Si produce un cibo commerciale non adatto alla digestione, e il mancato assorbimento intestinale causa patologie degenerative e funzionali sul sistema gastrointestinale. E si fa credere mediante pubblicità che dispepsia e altre malattie intestinali possano essere corrette/guarite con uso di yogurt e altri prodotti finalizzati al recupero del benessere e della salute dell’intestino», conclude Rossi.
Ma non è soltanto l’equilibrio delle proteine e degli amidi a essere cambiato nei grani moderni, equilibrio che tra l’altro influisce sull’indice glicemico e favorisce l’ingrassamento e il sovrappeso. Le varietà antiche avevano maggiori quantità di fibre, importanti per prevenire le malattie cardiovascolari, i tumori, l’obesità e il diabete. Ma potevano contenere anche più vitamine e antiossidanti. Non a caso, il pane di una vecchia varietà toscana, preso in esame in uno studio dell’università di Firenze,1 si è rivelato capace di diminuire il colesterolo e il rischio di aterosclerosi. Come se non bastasse, quasi tutte le varietà moderne hanno un maggior contenuto di gliadina, che causa la celiachia.
La scelta di acquistare prodotti bio non serve a rimediare a queste problematiche se non vengono utilizzate farine di varietà antiche. Il recupero delle cultivar è dunque il primo passo da compiere. 







lunedì 8 settembre 2014

Il guardaroba delle fate

David Ellwand il  " coutourier" delle fate


Foglie di rabarbaro o aghi di pino a dar forma a gonne mai viste, piume di uccello per abiti da sera elegantissimi, petali di rosa o foglie di quercia per giacche che calzano a pennello. E poi, semi di lunaria come bottoni, per chiudere vestiti completati da colletti di foglie di betulla, accessoriati con cappelli fatti di cortecce, pigne o fronde di felce, e calzature di petali di rosa e verbena. Solo alcuni dei modelli ritratti nel catalogo del più grande stilista del mondo delle fate.


Fairie-ality, the fashion collection from the house of Ellwand (David Ellwand, Walker Books, Londra 2002) è un libro che meraviglia, diverte, fa tornare bambini e invia un messaggio semplice e chiaro: il mondo vegetale è bello e va conservato.

Il guardaroba delle fate


 









Messaggio che Ellwand riprende e lancia ancora più forte nel secondo volume : Fairie-ality style del 2005 in cui, questa volta, felci, fiori, sassi, conchiglie, fiori ed altri elementi naturali arredano la casa ...










Foto: Fairie-ality.com

martedì 22 luglio 2014

Born to be natural





Candeo natura alla spina: uno strano nome per un emporio di alimenti bio di Avellino. Un nome che rimanda subito alla cera delle candele, la mia passione, da cui ogni cosa ha avuto inizio. Già, perchè per avere cera vergine d'api per realizzare candele al 100% naturali, ho iniziato, insieme con mio fratello, l'attività di apicoltura e contemporaneamente un viaggio sorprendente alla scoperta di una natura capace di infinite sfumature di colori, profumi e soprattutto persone. Un viaggio che mi ha portato meravigliosamente

dall' orto




 alle api


 all'amore per la natura


ai green gadgets


 
 alla lavorazione della cera vergine




alla ceramica e i suoi colori


alla ricerca di oggetti "vissuti"


 dalla lievitazione naturale alle farine di grani antichi, ai pani con i cereali,


dai mercati agricoli




ai frutti


 al miele


ai fiori 


alle confetture


allo yogurt


dal sogno


alla favola


alla " follia"

alle cose semplici della vita e all'Amore



Dichiaro che le opere che espongo e vendo in maniera occasionale e saltuaria sono esclusivamente frutto del mio ingegno ed hanno carattere creativo e ricadono nella categoria appartenente all'ART.04 comma 2/lettera H del D.legge 114/31.03 (ex Art.61)




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